Codice PI G_1

under-construction

 

GENERALITÀ

Capitolo G.1     Termini, definizioni e simboli grafici

  

Premessa……………………………………………………………………………………………………………………………………………… 2

Riferimenti…………………………………………………………………………………………………………………………………………….. 2

Prevenzione incendi…………………………………………………………………………………………………………………………….. 2

Normazione volontaria…………………………………………………………………………………………………………………………. 3

Attività…………………………………………………………………………………………………………………………………………………… 4

Soggetti…………………………………………………………………………………………………………………………………………………. 4

Geometria……………………………………………………………………………………………………………………………………………… 5

Compartimentazione…………………………………………………………………………………………………………………………….. 8

Esodo……………………………………………………………………………………………………………………………………………………. 9

Gestione della sicurezza antincendio………………………………………………………………………………………………… 10

Opere e prodotti da costruzione…………………………………………………………………………………………………………. 11

Resistenza al fuoco…………………………………………………………………………………………………………………………….. 11

Reazione al fuoco………………………………………………………………………………………………………………………………. 13

Protezione attiva…………………………………………………………………………………………………………………………………. 14

Operatività antincendio………………………………………………………………………………………………………………………. 16

Aree a rischio specifico………………………………………………………………………………………………………………………. 17

Sostanze e miscele pericolose………………………………………………………………………………………………………….. 17

Atmosfere esplosive…………………………………………………………………………………………………………………………… 17

Alimentazioni elettriche………………………………………………………………………………………………………………………. 18

Ascensori……………………………………………………………………………………………………………………………………………. 19

Ingegneria della sicurezza antincendio……………………………………………………………………………………………… 20

Tolleranze……………………………………………………………………………………………………………………………………………. 21

Simboli grafici……………………………………………………………………………………………………………………………………… 22

Sigle e linguaggio……………………………………………………………………………………………………………………………….. 24

Indice analitico……………………………………………………………………………………………………………………………………. 26

 

 

  • Premessa
    1. Scopo del presente capitolo è quello di contenere definizioni generali relative ad espressioni specifiche della prevenzione incendi ai fini di una uniforme applica- zione dei contenuti del presente
    2. Le soluzioni progettuali che soddisfano le prestazioni richieste da dette defini- zioni sono descritte nei pertinenti capitoli del presente
    3. Nelle singole regole tecniche verticali possono essere aggiunte altre particolari definizioni al fine di precisare ulteriori elementi o dati

 

G.1.2                           Riferimenti

  1. Per le definizioni non ricomprese nel presente capitolo si può fare riferimento alla norma UNI CEI EN ISO 13943 “Sicurezza in caso di incendio – Vocabola- rio” ed in generale alle norme UNI, EN, ISO di

 

G.1.3                           Prevenzione incendi

  1. Prevenzione incendi: funzione preminente di interesse pubblico diretta a conse- guire, secondo criteri uniformi sul territorio italiano, gli obiettivi di sicurezza della vita umana, di incolumità delle persone e di tutela dei beni e dell’ambiente attraverso la promozione, lo studio, la predisposizione e la sperimentazione di norme, misure antincendio, provvedimenti, accorgimenti e modi di azione intesi ad evitare l’insorgenza di un incendio e degli eventi ad esso comunque connessi o a limitarne le conseguenze.
  2. Beni economici (o beni): mezzi materiali o immateriali in grado di soddisfare i bisogni dell’uomo e dotato di un prezzo
  3. Regola tecnica di prevenzione incendi (o regola tecnica): disposizione normati- va cogente in materia di prevenzione
  4. Regola tecnica orizzontale (RTO): regola tecnica di prevenzione incendi appli- cabile a tutte le attività.

Nota Ai fini del presente documento è considerata regola tecnica orizzontale l’insieme dei capitoli com- presi nelle sezioni Generalità, Strategia antincendio e Metodi.

  1. Regola tecnica verticale (RTV): regola tecnica di prevenzione incendi applicabi- le ad una specifica attività o ad ambiti di essa, con specifiche indicazioni, com- plementari o sostitutive a quelle previste nella regola tecnica orizzontale .
  2. Profilo di rischio: indicatore speditivo della gravità di rischio di incendio asso- ciata all’esercizio ordinario di una qualsiasi attività.
  3. Strategia antincendio: combinazione delle misure antincendio finalizzate al rag- giungimento degli obiettivi di sicurezza antincendio.
  4. Misura antincendio: categoria omogenea di strumenti di prevenzione, protezio- ne e gestionali per la riduzione del rischio di incendio (es. …).

Nota  Ad esempio: resistenza al fuoco, reazione al fuoco,compartimentazione, esodo…..

  1. Protezione attiva: insieme delle misure antincendio atte a ridurre le conseguenze di un incendio, che richiedono l’azione dell’uomo o l’attivazione di un
  2. Protezione passiva: insieme delle misure antincendio atte a ridurre le conse- guenze di un incendio, non incluse nella definizione di protezione attiva.
  3. Livello di prestazione (performance requirement): specificazione oggettiva del- la prestazione richiesta all’attività per realizzare la misura antincendio.

 

  1. Soluzione conforme (deemed to satisfy provision): soluzione progettuale di im- mediata applicazione nei casi specificati, che garantisce il raggiungimento del collegato livello di

Nota Le soluzioni conformi sono soluzioni progettuali prescrittive che non richiedono ulteriori valuta- zioni tecniche (es. “La distanza di protezione è pari a 5 m.”).

  1. Soluzione alternativa (alternative solution): soluzione progettuale alternativa alle soluzioni Il progettista è tenuto a dimostrare il raggiungimento del collegato livello di prestazione impiegando uno dei metodi di progettazione della sicurezza antincendio ammessi.

Nota  Le soluzioni alternative sono soluzioni progettuali prestazionali che richiedono ulteriori valutazio- ni tecniche (es. “La distanza di separazione deve essere calcolata imponendo irraggiamento mas- simo dal focolare verso l’obiettivo pari a 12,6 kW/m2”).

  1. Soluzione in deroga: soluzione progettuale per la quale è richiesta l’attivazione del procedimento di deroga, così come previsto dalla normativa vigente. Il pro- gettista è tenuto a dimostrare il raggiungimento degli obiettivi di sicurezza an- tincendio impiegando uno dei metodi di progettazione della sicurezza antincen- dio
  2. Metodo di progettazione della sicurezza antincendio: metodo di progettazione specificato nel capitolo G.2 del presente
  3. Prodotto per uso antincendio: materiale, componente, dispositivo, apparecchio per il quale, in relazione alla valutazione del rischio connesso al suo impiego, è prevista una caratterizzazione delle prestazioni

 

G.1.4                           Normazione volontaria

  1. Norma: una specifica tecnica adottata da un organismo di normazione ricono- sciuto, per applicazione ripetuta o continua, alla quale non è obbligatorio con- formarsi, e che appartenga a una delle seguenti categorie:
    1. norma internazionale: norma adottata da un organismo di normazione inter- nazionale;
    2. norma europea: norma adottata da un’organizzazione di normazione europea;
    3. norma armonizzata: una norma europea adottata sulla base di una richiesta della Commissione ai fini dell’applicazione della legislazione dell’Unione sull’armonizzazione;
    4. norma nazionale: norma adottata da un organismo di normazione
  2. Documento di normazione europea: qualsiasi altra specifica tecnica, diversa dal- le norme europee, adottata da un’organizzazione europea di normazione per ap- plicazione ripetuta o continua, alla quale non è obbligatorio
  3. Progetto di norma: documento contenente il testo delle specifiche tecniche rela- tive a una determinata materia, predisposto ai fini dell’adozione secondo la pro- cedura di normazione pertinente, quale risulta dai lavori preparatori e qual è di- stribuito ai fini di inchiesta pubblica o
  4. Specifica tecnica (o documento tecnico): documento che prescrive i requisiti tecnici che un determinato prodotto, processo, servizio o sistema deve soddisfa- re.
  5. Specifiche tecniche armonizzate: ai fini del CPR, le norme armonizzate e i do- cumenti per la valutazione
  6. Documento per la valutazione europea: ai fini del CPR, un documento che è adottato dall’Organizzazione dei TAB ai fini del rilascio delle valutazioni tecni- che europee.

 

  1. Valutazione tecnica europea: ai fini del CPR, la valutazione documentata della prestazione di un prodotto da costruzione, in relazione alle sue caratteristiche essenziali, conformemente al rispettivo documento per la valutazione

 

 

 

G.1.5                           Attività

Nota: Nel testo il termine “attivita” può essere riferibile anche ad “attività soggetta” ove ne ri- sulti implicitamente il senso della indicazione normativa.

 

 

  1. Attività soggetta: attività soggetta ai controlli di prevenzione incendi di compe- tenza del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.

Nota: Le attività soggette sono riportate nell’allegato I del D.P.R. 1 agosto 2011 n° 151.

  1. Attività con valutazione del progetto: attività soggetta il cui progetto antincen- dio è valutato, anche in deroga, dal Corpo nazionale dei Vigili del

Nota Sono incluse nella definizione sia le attività soggette di categoria B o C dell’allegato III del DM 7 agosto 2012, per le quali è prevista la valutazione del progetto antincendio, che le attività soggette di categoria A, del medesimo allegato, nel caso in cui il progetto antincendio è sottoposto alla va- lutazione in deroga secondo le procedure previste dalla vigente normativa.

  1. Attività senza valutazione del progetto: attività soggetta il cui progetto antincen- dio non è valutato, neanche in deroga, dal Corpo nazionale dei Vigili del

Nota Sono incluse nella definizione le attività soggette di categoria A dell’allegato III del DM 7 agosto 2012, non ricomprese nella definizione di cui al comma 2

  1. Attività non normata: attività regolamentata dalla regola tecnica
  2. Attività normata: attività provvista di regola tecnica verticale, regolamentata an- che dalla regola tecnica
  3. Attività esistente: attività in esercizio alla data di entrata in vigore della regola tecnica di

 

 

 

 

G.1.6                           Soggetti

  1. Responsabile dell’attività: soggetto tenuto agli obblighi di prevenzione incendi per l’attività
  2. Progettista: tecnico abilitato o professionista antincendio, incaricato dal respon- sabile dell’attività della progettazione, ai fini antincendio, dell’attività stessa o di specifici ambiti di essa.
  3. Tecnico abilitato: professionista iscritto in albo professionale, che opera nell’ambito delle proprie
  4. Professionista antincendio: tecnico abilitato iscritto negli appositi elenchi del Ministero dell’interno di cui all’articolo 16 del decreto legislativo 8 marzo 2006, 139.
  5. Occupante: persona presente a qualsiasi titolo all’interno dell’attività.
  6. Occupante con disabilità: occupante con limitazioni permanenti o temporanee alle capacità fisiche, mentali, sensoriali o
  7. Soccorritore: componente di squadra di lotta all’incendio, opportunamente pro- tetto ed addestrato a tale

 

 

G.1.7                           Geometria

  1. Piano: superficie
  2. Piano di riferimento del compartimento: piano del luogo sicuro esterno verso cui avviene prevalentemente l’esodo degli occupanti del compartimento e da cui accedono i soccorritori. Se non è presente piano con tali caratteristiche, si con- sidera il piano di accesso dei soccorritori con le migliori caratteristiche di ope- ratività antincendio (Capitolo 9). Per ogni compartimento è determinato un unico piano di riferimento, che generalmente corrisponde con la strada pubblica o privata di accesso. La determinazione del piano di riferimento del comparti- mento è riportata nel progetto.

Nota   Si riportano esempi nell’illustrazione G.1-3.

  1. Quota di piano: dislivello tra il piano ed il relativo piano di riferimento del compartimento cui

Nota   Si riportano esempi nell’illustrazione G.1-3.

  1. Altezza antincendio: massima quota dei piani dell’attività. Sono esclusi i piani con presenza occasionale e di breve durata di personale addetto (es. vani tecni- ci).

Nota   Si riportano esempi nell’illustrazione G.1-3.

  1. Quota del compartimento: dislivello tra il piano del compartimento ed il relativo piano di riferimento. In caso di compartimento multipiano si assume il dislivello maggiore in valore assoluto. (es. per il piano più elevato di compartimento fuori terra, per il piano più profondo di compartimento interrato).

Nota   Si riportano esempi nell’illustrazione G.1-3.

  1. Compartimento o piano fuori terra: compartimento o piano avente quota non ne- gativa.
  2. Compartimento o piano interrato: compartimento o piano avente quota
  3. Superficie lorda di un ambito: superficie in pianta compresa entro il perimetro interno delle pareti delimitanti l’ambito.

Nota L’ambito può riferirsi all’intera attività o a parte di essa( piano, compartimento, area a rischio spe- cifico….)

Nota Se l’ambito è multipiano o vi sono soppalchi si intende la somma delle superfici lorde di tutti i piani.

  1. Superficie utile di un ambito: porzione di superficie di un ambito efficace ai fini della funzionalità

Nota Ad esempio, per superficie utile delle aperture di ventilazione si intende la superficie del varco misurata al netto di eventuali ostruzioni (es. telaio, grata, alette, …).

  1. Altezza media di un locale (hm): media pesata delle altezze hi di un locale con la proiezione in pianta della porzione di superficie Ai della superficie di altezza hi:

L hi ·Ai

i

 

hm =

L Ai i

G.1-1

 

Nota   Si riportano esempi nell’illustrazione G.1-2.

  1. Distanza di sicurezza esterna: distanza minima misurata in pianta tra il perime- tro di ciascun elemento pericoloso di un’attività ed i seguenti elementi esterni al confine dell’attività e da preservare:
    1. i confini di aree edificabili,
    2. il perimetro del più vicino fabbricato,
    3. il perimetro di altre opere pubbliche o

 

  1. Distanza di sicurezza interna: distanza minima misurata in pianta tra i perimetri dei vari elementi pericolosi di un’attività.
  2. Distanza di protezione: distanza minima misurata in pianta tra il perimetro di ciascun elemento pericoloso di un’attività ed il confine dell’area su cui sorge l’attività
  3. Distanza di separazione: distanza di sicurezza interna, esterna o di protezione, a seconda dei casi.
  4. Area di influenza di un elemento: area i cui confini sono ottenuti dalla traslazio- ne (offset) su un piano di riferimento dei confini dell’elemento ad una distanza detta raggio di influenza roffset.

Nota   Si riportano esempi nell’illustrazione G.1-1.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

H        hm =H

hm =

 H1 +H2

2

 

 

H2 H1

 

 

 

R

hm =H+

rt R 4

 

hm =

H1 ·A1+ H2 ·A 2

A + A

 

H                                                                                                                                  1            2

A1                A2

Illustrazione G.1-2: Esempi di determinazione dell’altezza media, in sezione

 

 

 

 

G.1.8                           Compartimentazione

 

  1. Spazio a cielo libero: luogo esterno alle opere da costruzione non delimitato su- periormente.
  2. Spazio scoperto: spazio avente caratteristiche tali da contrastare temporanea- mente la propagazione dell’incendio tra le eventuali opere da costruzione che lo delimitano.

Nota Le caratteristiche dello spazio scoperto si trovano nel capitolo S.3

  1. Compartimento antincendio (o compartimento): parte dell’opera da costruzione organizzata per rispondere alle esigenze della sicurezza in caso di incendio e de- limitata da prodotti o elementi costruttivi idonei a garantire, sotto l’azione del fuoco e per un dato intervallo di tempo, la resistenza al Qualora non sia prevista alcuna compartimentazione, si intende che il compartimento coincida con l’intera opera da costruzione.
  2. Filtro: compartimento antincendio nel quale la probabilità di innesco dell’incen- dio sia resa trascurabile, in particolare grazie all’assenza di inneschi efficaci ed al ridotto carico di incendio specifico qf

Nota Le caratteristiche del filtro si trovano nel capitolo S.3

  1. Di tipo protetto( o protetto): qualificazione di un volume dell’attività costituente compartimento antincendio.

Nota Si riportano alcune esempi di applicazione della definizione: scala protetta, locale protetto, vano protetto, percorso protetto…

Nota Se non riferito ad un volume dell’attività, il termine assume altri significati, ad esempio soccorri- tore protetto, materiale protetto, elemento portante protetto, apertura protetta da ostruzione, …

  1. Di tipo a prova di fumo ( o a prova di fumo): locuzione che indica la capacità di un compartimento di limitare l’ingresso di fumo generato da incendio che si svi- luppi in compartimenti

Nota       Si riportano alcuni esempi di applicazione della definizione: scala a prova di fumo, vano a pro va di fumo, percorso a prova di fumo, …

  1. Di tipo esterno (o esterno): qualificazione di una porzione dell’attività esterna all’opera da costruzione, con caratteristiche tali da contrastare temporaneamente la propagazione dell’incendio proveniente dall’opera da

Nota       Si riportano alcuni esempi di applicazione della definizione: scala esterna, percorso esterno, …

  1. Intercapedine antincendio: vano di distacco, adeguatamente dimensionato per l’aerazione, la ventilazione o lo smaltimento dei prodotti della combustione, su- periormente delimitato da spazio scoperto e longitudinalmente delimitato da muri perimetrali (con o senza aperture) appartenenti all’opera da costruzione servita e da terrapieno o da muri di altra opera da costruzione, aventi pari resi- stenza al

 

 

G.1.9                           Esodo

 

  1. Sistema d’esodo: insieme delle misure antincendio di salvaguardia della vita che consentono agli occupanti di raggiungere un luogo sicuro in caso d’incendio.
  2. Luogo sicuro: luogo esterno alle costruzioni nel quale non esiste pericolo per gli occupanti che vi stazionano o vi transitano in caso di

Nota Le caratteristiche  del Luogo sicuro si trovano nel capitolo S.4

  1. Luogo sicuro temporaneo: luogo interno o esterno alle costruzioni nel quale non esiste pericolo imminente per gli occupanti che vi stazionano o vi transitano in caso di incendio. Da ogni luogo sicuro temporaneo gli occupanti devono poter raggiungere un luogo

Nota Le caratteristiche  del Luogo sicuro temporaneo si trovano nel capitolo S.4

  1. Spazio calmo: luogo sicuro temporaneo ove gli occupanti possono attendere as- sistenza per completare l’esodo verso luogo

Nota Se lo spazio calmo è contiguo e comunicante con una via d’esodo, non deve costituire intralcio alla fruibilità delle vie di esodo e deve garantire la permanenza in sicurezza degli occupanti in at- tesa dei soccorsi.

  1. Affollamento: numero massimo ipotizzabile di
  2. Densità di affollamento: numero massimo di occupanti assunto per unità di su- perficie lorda dell’ambito di riferimento (persone/m2).
  3. Via d’esodo (o via d’emergenza): percorso senza ostacoli al deflusso appartenen- te al sistema d’esodo, che consente agli occupanti di raggiungere un luogo sicu- ro dal luogo in cui si
  4. Via d’esodo orizzontale: porzione di via d’esodo a quota costante o con penden- za non superiore al 5% .

Nota        es. corridoi, porte, uscite, ….

  1. Via d’esodo verticale: porzione di via d’esodo che consente agli occupanti varia- zioni di quota con pendenza superiore al 5%.

Nota        es. scale, rampe, ….

  1. Corridoio cieco (o cul-de-sac): porzione di via d’esodo da cui è possibile l’esodo in un’unica

Nota Il corridoio cieco termina nel punto in cui diventa possibile l’esodo in più di una direzione, indi- pendentemente dai luoghi sicuri temporanei eventualmente attraversati dalla via d’esodo. Si ripor- tano esempi nell’illustrazione G.1-4.

  1. Scala d’esodo: scala appartenente al sistema d’esodo.
  2. Rampa d’esodo: rampa, anche carrabile, appartenente al sistema d’esodo.
  3. Percorso d’esodo: passaggio di comunicazione facente parte di via d’esodo oriz- zontale che conduce dall’uscita dei locali dedicati all’attività fino all’uscita di piano o all’uscita

Nota         Ad esempio, il percorso d’esodo è costituito da corridoi, atri, filtri, .

  1. Uscita finale (o uscita d’emergenza): varco del sistema di esodo che immette in luogo
  2. Lunghezza d’esodo: distanza che ciascun occupante deve percorrere lungo una via d’esodo dal luogo in cui si trova fino ad un luogo sicuro temporaneo o ad un luogo sicuro. La lunghezza d’esodo è valutata con il metodo del filo teso senza tenere conto degli arredi

Nota Qualora ciascuna via d’esodo attraversi più luoghi sicuri temporanei fino a giungere al luogo sicu- ro di destinazione, si considera la distanza effettiva percorsa per raggiungere il primo dei luoghi sicuri temporanei attraversati dalla via d’esodo. Si riportano esempi nell’illustrazione G.1-4.

 

Nota Nel caso di un edificio servito da almeno due vie d’esodo verticali indipendenti, ciascun piano au- tonomamente compartimentato è considerato luogo sicuro temporaneo per gli altri piani ed anche per le vie d’esodo verticali protette. Pertanto la lunghezza d’esodo da ogni punto interno alle vie d’esodo verticali può terminare all’accesso del piano sottostante.

  1. Larghezza della via d’esodo: larghezza minima, dal piano di calpestio fino all’altezza di 2 m, misurata deducendo l’ingombro di eventuali elementi spor- genti con esclusione degli estintori e valutata lungo tutto il percorso. Tra gli ele- menti sporgenti non vanno considerati i corrimano e i dispositivi di apertura del- le porte con sporgenza non superiore ad 80
  2. Larghezza unitaria delle vie d’esodo (o larghezza unitaria): indice quantitativo della potenzialità di una via d’esodo in relazione al profilo di rischio Rvita dell’attività. È convenzionalmente espressa dalla larghezza in millimetri neces- saria all’esodo di un singolo occupante (mm/persona).
  3. Esodo simultaneo: modalità di esodo che prevede lo spostamento contempora- neo degli occupanti fino a luogo

Nota   L’attivazione della procedura di esodo segue immediatamente la rivelazione dell’incendio  oppure è differita dopo verifica da parte degli occupanti dell’effettivo innesco dell’incendio.

  1. Esodo per fasi: modalità di esodo di una struttura organizzata con più comparti- menti, in cui l’evacuazione degli occupanti fino a luogo sicuro avviene in suc- cessione dopo l’evacuazione del compartimento di primo innesco. Si attua con l’ausilio di misure antincendio di protezione attiva, passiva e
  2. Esodo orizzontale progressivo: modalità di esodo che prevede lo spostamento degli occupanti dal compartimento di primo innesco in un compartimento adia- cente capace di contenerli e proteggerli fino a quando l’incendio non sia estinto o fino a che non si proceda ad una successiva evacuazione verso luogo
  3. Protezione sul posto: modalità di esodo che prevede la protezione degli occu- panti nel compartimento in cui si

 

 

Illustrazione G.1-4: Esempi di  lunghezza d’esodo e corridoio cieco, in sezione.

 

G.1.10                         Gestione della sicurezza antincendio

  1. Gestione della sicurezza antincendio (GSA): misura finalizzata alla gestione di un’attività in condizioni di sicurezza, sia in fase di esercizio che in fase di emer- genza, attraverso l’adozione di una struttura organizzativa che prevede ruoli, compiti, responsabilità e

 

 

G.1.11                        Opere e prodotti da costruzione

  1. Opere da costruzione: edifici ed opere civili ed
  2. Prodotto da costruzione: qualsiasi prodotto o kit fabbricato e immesso sul mer- cato per essere incorporato permanentemente in opere da costruzione o in parti di esse e la cui prestazione incide sulla prestazione delle opere da costruzione ri- spetto ai requisiti di base delle opere
  3. Uso previsto: l’uso previsto del prodotto da costruzione come definito nella spe- cifica tecnica armonizzata
  4. Elemento costruttivo: parte o elemento di opere da costruzione, composto da uno o più prodotti da
  5. Kit: un prodotto da costruzione immesso sul mercato da un singolo fabbricante come insieme di almeno due componenti distinti che devono essere assemblati per essere installati nelle opere da costruzione.
  6. Caratteristiche essenziali: le caratteristiche del prodotto da costruzione che si ri- feriscono ai requisiti di base delle opere da costruzione come definiti nel
  7. Prestazione di un prodotto da costruzione: la prestazione in relazione alle carat- teristiche essenziali pertinenti, espressa in termini di livello, classe o mediante descrizione.
  8. Campo di applicazione diretta del risultato di prova: ambito, previsto dallo spe- cifico metodo di prova e riportato nel rapporto di classificazione, delle limita- zioni d’uso e delle possibili modifiche apportabili al campione che ha superato la prova, tali da non richiedere ulteriori valutazioni, calcoli o approvazioni per l’attribuzione del risultato
  9. Campo di applicazione estesa del risultato di prova: ambito, non compreso tra quelli previsti nel campo di applicazione diretta del risultato di prova, definito da specifiche norme di
  10. Laboratorio di prova: il laboratorio, notificato alla Commissione UE, che effet- tua prove su prodotti aventi specifici requisiti, ai fini dell’apposizione della marcatura CE, in riferimento al CPR; i laboratori della DCPST e i laboratori ita- liani autorizzati ai sensi del decreto del Ministro dell’interno 26 marzo 1985; i laboratori di uno degli altri Stati della Unione europea o di uno degli Stati con- traenti l’accordo SEE e la Turchia, cui viene riconosciuta l’indipendenza e la competenza previsti dalla norma EN ISO/CEI 17025 o da equivalenti garanzie riconosciute in uno degli Stati
  11. Elemento chiave: elemento dalla cui stabilità dipende la stabilità del rimanente aggregato strutturale. Il collasso di un elemento chiave determina un danneggia- mento strutturale ritenuto
  12. Robustezza: attitudine di una struttura a resistere ad azioni eccezionali (es. esplosioni, …) senza che si determinino danneggiamenti sproporzionati rispetto alla

 

G.1.12                        Resistenza al fuoco

 

  1. Resistenza al fuoco: una delle misure antincendio di protezione da perseguire per garantire un adeguato livello di sicurezza di un’opera da costruzione in con- dizioni di Essa riguarda la capacità portante in caso di incendio, per una struttura, per una parte della struttura o per un elemento strutturale nonché

 

la capacità di compartimentazione in caso di incendio per gli elementi di separa- zione strutturali (es. muri, solai, …) e non strutturali (es. porte, divisori, …).

  1. Capacità portante in caso di incendio: attitudine della struttura, di una parte del- la struttura o di un elemento strutturale, a conservare una sufficiente resistenza meccanica sotto l’azione del fuoco, tenendo conto delle altre azioni
  2. Capacità di compartimentazione in caso d’incendio: attitudine di un elemento costruttivo a conservare, sotto l’azione del fuoco, un sufficiente isolamento ter- mico ed una sufficiente tenuta ai fumi e ai gas caldi della combustione, nonché tutte le altre prestazioni se
  3. Carico di incendio: potenziale termico netto della totalità dei materiali combu- stibili contenuti in uno spazio, corretto in base ai parametri indicativi della par- tecipazione alla combustione dei singoli materiali. Limitatamente agli elementi strutturali di legno, è possibile considerarne il contributo tenendo conto del fatto che gli stessi devono altresì garantire la conseguente resistenza al Tale contributo deve essere determinato tramite consolidati criteri di interpretazione del fenomeno. Il carico di incendio è espresso in MJ; convenzionalmente 1 MJ è assunto pari a 0,057 kg di legna equivalente.
  4. Carico d’incendio specifico: carico di incendio riferito all’unità di superficie lorda di piano, espresso in MJ/m2.
  5. Carico d’incendio specifico di progetto: carico d’incendio specifico corretto in base ai parametri indicatori del rischio di incendio del compartimento antincen- dio e dei fattori relativi alle misure antincendio Esso costituisce la grandezza di riferimento per le valutazioni della resistenza al fuoco delle opere da costruzione.
  6. Classe di resistenza al fuoco: intervallo di tempo espresso in minuti, definito in base al carico di incendio specifico di progetto, durante il quale il compartimen- to antincendio garantisce la resistenza al fuoco. È riferita ad una curva di incen- dio
  7. Incendio convenzionale di progetto: incendio definito attraverso una curva di in- cendio che rappresenta l’andamento, in funzione del tempo, della temperatura media dei gas di combustione nell’intorno della superficie degli elementi co- struttivi. La curva di incendio di progetto può essere:
    1. nominale: curva adottata per la classificazione delle opere da costruzione e per le verifiche di resistenza al fuoco di tipo convenzionale;
    2. naturale: curva determinata in base a modelli d’incendio e a parametri fisici che definiscono le variabili di stato all’interno del compartimento antincen- dio.
  8. Incendio localizzato: focolaio d’incendio che interessa una zona limitata del compartimento antincendio, con sviluppo di calore concentrato in prossimità degli elementi costruttivi posti superiormente al focolaio o immediatamente adiacenti.
  9. Fascicolo tecnico (per la resistenza al fuoco): documento predisposto dal Pro- duttore in caso di variazioni del prodotto o dell’elemento costruttivo classifica- to, non previste dal campo di diretta applicazione del risultato di
  10. Elementi non portanti di opere da costruzione: elementi strutturali che, nella combinazione di carico eccezionale per le verifiche strutturali antincendio, così come da NTC, sono sottoposti al solo peso proprio ed all’azione termica dovuta all’esposizione al Fanno eccezione quegli elementi che concorrono alla

 

definizione del metodo di analisi strutturale (es. controventi verticali nei telai a nodi fissi).

  1. Elementi strutturali principali: elementi strutturali il cui cedimento per effetto dell’incendio comprometta almeno una delle seguenti capacità:
    1. capacità portante degli altri elementi strutturali della costruzione in condizio- ni di incendio;
    2. efficacia di elementi costruttivi di compartimentazione;
    3. funzionamento dei sistemi di protezione attiva;
    4. esodo in sicurezza degli occupanti;
    5. sicurezza dei
  2. Elementi strutturali secondari: tutti gli elementi strutturali non principali.

 

G.1.13                        Reazione al fuoco

 

  1. Reazione al fuoco: una delle misure antincendio di protezione da perseguire per garantire un adeguato livello di sicurezza in condizione di incendio ed in parti- colare nella fase di prima propagazione dell’incendio (pre-flashover). Essa esprime il comportamento di un materiale che, con la sua decomposizione, par- tecipa al fuoco al quale è stato sottoposto in specifiche
  2. Classe di reazione al fuoco: grado di partecipazione di un materiale (o di un prodotto) al fuoco al quale è stato sottoposto; viene attribuita a seguito di prove normalizzate tramite cui valutare specifici parametri o caratteristiche, che con- corrono a determinarne il grado di partecipazione all’incendio.
  3. Materiale: il componente o i componenti variamente associati che possono par- tecipare alla combustione in dipendenza della propria natura chimica e delle ef- fettive condizioni di messa in opera/applicazione per l’utilizzo
  4. Materiale incombustibile: materiale che non partecipa o contribuisce in maniera non significativa all’incendio, indipendentemente dalle sue condizioni di utiliz- zo
  5. Materiale isolante: manufatto commercializzato come tale, individuabile tramite la sua denominazione
  6. Componente isolante: nei materiali isolanti è l’elemento, o l’insieme di elementi, che hanno come funzione specifica quella di
  7. Condizione finale di applicazione: applicazione o messa in opera effettiva di un prodotto o materiale, in relazione a tutti gli aspetti che influenzano il comporta- mento di tale prodotto in diverse condizioni di Include aspetti quali orientamento, posizione in relazione ad altri prodotti adiacenti (tipologia di sub- strato, formante una cavità con un substrato, …) e metodo di fissaggio (incolla- to, agganciato in maniera meccanica o semplicemente a contatto).

 

 

G.1.14                        Protezione attiva

  1. Impianto o sistema di protezione attiva contro l’incendio: impianto di rivelazio- ne incendio e segnalazione allarme incendio, impianto di estinzione o controllo dell’incendio di tipo automatico o manuale ed impianto di controllo del fumo e del calore.
  2. Impianto di rivelazione incendio e segnalazione allarme incendio (IRAI): Im- pianto in grado di rivelare un incendio quanto prima possibile e di lanciare l’allarme al fine di attivare le misure antincendio tecniche (impianti automatici di controllo o estinzione dell’incendio, compartimentazione, evacuazione dei fumi e del calore, …) e procedurali (piano e procedure di emergenza e di esodo) progettate e programmate in relazione all’incendio rivelato ed all’area ove tale principio di incendio si è sviluppato rispetto all’intera attività Tale impianto può comprendere i sistemi di diffusione vocale degli allarmi in emer- genza.
  3. Impianto di estinzione o controllo dell’incendio (automatico o manuale): im- pianto antincendio in grado di erogare l’agente estinguente secondo appropriate configurazioni.
  4. Sistema per l’evacuazione di fumo e calore( o impianto di controllo del fumo e del calore) (SEFC): Sistema o impianto destinato ad assicurare, in caso di incen- dio, l’evacuazione controllata dei fumi e dei gas
  5. Rete di idranti (RI): impianto di estinzione dell’incendio, a funzionamento ma- nuale, progettato per contrastare gli effetti dell’incendio, in grado di erogare ac- qua da appositi apparecchi di
  6. Apparecchio di erogazione della rete di idranti(o erogatore): dispositivo antin- cendio, permanentemente collegato ad un sistema di tubazioni fisse, utilizzato per l’erogazione idrica, quali: idrante a colonna soprasuolo, idrante sottosuolo, idrante a muro e naspo.
  7. Attacco di mandata per autopompa: dispositivo costituito almeno da una valvola di intercettazione ed una di non ritorno, dotato di uno o più attacchi unificati per tubazioni flessibili antincendio. Svolge la funzione di alimentazione idrica sus- sidiaria dell’impianto.
  8. Estintore d’incendio (o estintore): apparecchio contenente un agente estinguente che può essere espulso per effetto della pressione interna e diretto su un incen- dio.
  9. Capacità estinguente di un estintore (o capacità estinguente): sigla alfanumerica indicante la capacità di un estintore di spegnere fuochi standard in condizioni stabilite dalla norma di prova, caratterizzandone la prestazione antincendio con- venzionale dello
  10. Capacità estinguente totale: somma delle capacità estinguenti della stessa classe di due o più estintori posti a protezione di un compartimento o di una sorgente di rischio specifico.
  11. Sistema di allarme vocale per scopi di emergenza (EVAC): impianto destinato principalmente a diffondere informazioni vocali per la salvaguardia della vita durante un’emergenza.
  12. Specifica d’impianto: documento di sintesi dei dati tecnici che descrivono le prestazioni dell’impianto di protezione attiva contro l’incendio , le sue caratteri- stiche dimensionali (es. portate specifiche, pressioni operative, caratteristiche e durata dell’alimentazione dell’agente estinguente, estensione dettagliata

 

dell’impianto, …) e le caratteristiche dei componenti da impiegare nella sua rea- lizzazione (es. tubazioni, erogatori, sensori, riserve di agente estinguente, aper- ture di evacuazione, aperture di afflusso, …). La specifica comprende il richia- mo della norma di progettazione che si intende applicare, la classificazione del livello di pericolosità, ove previsto, lo schema a blocchi e gli schemi funzionali dell’impianto che si intende realizzare, nonché l’attestazione dell’idoneità in rela- zione al pericolo di incendio presente nell’attività.

  1. Modifica sostanziale dell’impianto : trasformazione della tipologia originale dell’impianto di protezione attiva contro l’incendio o ampliamento della sua di- mensione tipica oltre il 50% dell’originale, ove non diversamente definito da specifica regolamentazione o norma;
  2. Tipologia originale dell’impianto : natura dell’impianto di protezione attiva con- tro l’incendio o dell’agente estinguente utilizzato;
  3. Dimensione tipica dell’impianto:
  1. per la rete idranti si applica quanto riportato dalla norma adottata dall’Ente di normazione nazionale;

Nota:L’elenco, non esaustivo, delle norme adottate dall’ente di normazione nazionale e reperibile nel paragrafo S.6.9.

  1. per gli impianti di rivelazione ed allarme incendio s’intende il numero di rivelatori automatici o di punti di segnalazione manuale;
  • per gli impianti di estinzione o controllo si intende il numero di eroga- tori;
  1. per gli impianti di estinzione di tipo speciale (ad esempio estinguenti gas- sosi, schiuma,polvere, ecc.) si intende la quantità di agente estinguente;
  2. per gli impianti di controllo del fumo e del calore si intende la superficie utile totale di evacuazione per i sistemi di evacuazione naturale e la portata vo- lumetrica aspirata per i sistemi di evacuazione forzata.
    1. Regola dell’arte: stadio dello sviluppo raggiunto in un determinato momento storico dalle capacità tecniche relative a prodotti, processi o servizi, basato su comprovati risultati scientifici, tecnologici o sperimentali. Fermo restando il ri- spetto delle disposizioni legislative e regolamentari applicabili, la presunzione di regola dell’arte è riconosciuta, di prassi, alle norme adottate da Enti di nor- mazione nazionali, europei o
    2. Progetto dell’impianto: insieme dei documenti indicati dalla norma assunta a ri- ferimento per la progettazione di un nuovo impianto di protezione attiva contro l’incendio o di modifica sostanziale di un impianto esistente. Il progetto deve includere, in assenza di specifiche indicazioni della norma, almeno gli schemi e i disegni planimetrici dell’impianto, nonché una relazione tecnica comprendente i calcoli di progetto, ove applicabili, e la descrizione dell’impianto, con partico- lare riguardo alla tipologia ed alla caratteristica dei materiali e dei componenti da utilizzare ed alle prestazioni da conseguire;
    3. Manuale d’uso e manutenzione dell’impianto: documentazione, redatta in lingua italiana, che comprende le istruzioni necessarie per la corretta gestione dell’impianto di protezione attiva contro l’incendio e per il mantenimento in effi- cienza dei suoi componenti. Le istruzioni sono predisposte dall’impresa installa- trice dell’impianto, anche sulla base dei dati forniti dai fabbricanti dei compo- nenti installati

 

 

G.1.15                        Operatività antincendio

  1. Colonna a secco: installazione di lotta contro l’incendio ad uso dei Vigili del fuoco, realizzata con una tubazione rigida metallica, che percorre verticalmente le opere da costruzione, di norma all’interno di ciascuna via d’esodo

 

 

G.1.16                        Aree a rischio specifico

  1. Area a rischio specifico: porzioni dell’attività caratterizzate da rischio di incen- dio sostanzialmente differente rispetto a quello tipico dell’attività.

Nota L’individuazione delle aree a rischio specifico è effettuata dal progettista secondo i criteri del ca- pitolo V.1 ovvero è riportata nella regole tecniche verticali.

 

G.1.17                        Sostanze e miscele pericolose

  1. Sostanza o miscela pericolosa: sostanza o miscela classificata come pericolosa ai sensi del regolamento (CE) n. 1272/2008 relativo alla classificazione, all’eti- chettatura e all’imballaggio (Classification, Labelling and Packaging- CLP) delle sostanze e delle miscele.

 

G.1.18                        Atmosfere esplosive

  1. Esplosione: reazione rapida di ossidazione o di decomposizione che produce un aumento della temperatura, della pressione o di entrambe
  2. Atmosfera esplosiva: una miscela con l’aria, a condizioni atmosferiche, di so- stanze infiammabili allo stato di gas, vapori, nebbie o di polveri in cui, dopo l’accensione, la combustione si propaga nell’insieme della miscela
  3. Condizioni atmosferiche: condizioni nelle quali la concentrazione di ossigeno nell’atmosfera è approssimativamente del 21% e che includono variazioni di pressione e temperatura al di sopra e al di sotto dei livelli di riferimento, deno- minate condizioni atmosferiche normali (pressione pari a 101325 Pa, temperatu- ra pari a 293 K), purché tali variazioni abbiano un effetto trascurabile sulle pro- prietà esplosive della sostanza infiammabile o
  4. Limite inferiore di esplosività (LEL, Lower Explosive Limit): concentrazione in aria di gas, vapore, nebbia infiammabile o polvere, al disotto della quale non si formerà un’atmosfera esplosiva per la presenza di
  5. Limite superiore di esplosività (UEL, Upper Explosive Limit): concentrazione in aria di gas, vapore o nebbia infiammabile, al disopra della quale non si for- merà un’atmosfera esplosiva per la presenza di
  6. Campo di esplosività: concentrazioni in aria di gas comprese fra il limite infe- riore di esplosività ed il limite superiore di esplosività.
  7. Temperatura di infiammabilità: la più bassa temperatura di un liquido alla quale, in condizioni specifiche normalizzate, il liquido emette vapori in quantità suffi- ciente a formare con l’aria una miscela in grado di
  8. Temperatura di accensione di un’atmosfera esplosiva per la presenza di gas: mi- nima temperatura di una superficie riscaldata alla quale, in condizioni specifica- te in accordo alla IEC 60070-4, avviene l’accensione di una sostanza infiamma- bile allo stato di gas o vapore in miscela con
  9. Energia minima di innesco: (MIE, Minimum Ignition Energy): la più bassa ener- gia elettrica immagazzinata in un condensatore che, al momento della scarica, è sufficiente per provocare l’accensione dell’atmosfera più infiammabile in condi- zioni di prova
  10. Limite di concentrazione di ossigeno (LOC), anche denominato come Minima Concentrazione di Ossigeno (MOC, Minimum Oxygen Concentration): rappre- senta la concertazione limite di ossigeno in una atmosfera esplosiva al di sotto

 

della quale non ha luogo la combustione, indipendentemente dalla concertazio- ne della sostanza combustibile.

  1. Temperatura di accensione degli strati di polvere: la più bassa temperatura di una superficie calda alla quale si verifica l’accensione di uno strato di polvere di spessore specificato su una superficie
  2. Temperatura di accensione di uno strato di polvere: la più bassa temperatura di una parete calda interna ad un forno alla quale si verifica l’accensione di una nube di polvere nell’aria contenuta al suo
  3. Vent: porzione non strutturale dell’opera da costruzione o sistema costruttivo con la funzione di limitare la sovrapressione limitando il danneggiamento strut- turale.
  4. Venting: è la la strategia di riduzione del danno da esplosione mediante adozio- ne di
  5. Grado di sicurezza equivalente: livello di efficacia di un mezzo di protezione contro il manifestarsi di un evento pericoloso (es. presenza di una sostanza in- fiammabile, sua accumulazione nell’ambiente, sua miscelazione con aria, oppu- re il contatto con fenomeni innescanti).

Il grado di sicurezza equivalente di più mezzi di protezione in serie, tra di loro indipendenti da cause comuni di inefficacia, ne indica il livello di efficacia con- tro il manifestarsi dell’evento pericoloso ed è la somma dei gradi di sicurezza dei singoli mezzi di protezione.

Nota   Rappresenta il numero di barriere indipendenti finalizzate alla riduzione del rischio di esplosione.

  1. Funzionamento normale: è lo stato in cui si trovano apparecchi, sistemi di prote- zione e componenti che svolgono la loro funzione prevista all’interno dei rispet- tivi parametri di

Nota Emissioni minime di materiale infiammabile possono far parte del funzionamento normale. Si considerano emissioni minime, per esempio, il rilascio di sostanze da organi di tenuta basati sull’azione umettante del fluido pompato. Guasti che richiedono la riparazione o l’arresto (es. la rottura dei giunti di una pompa, delle guarnizioni a flangia o perdite di sostanze causate da inci- denti) non sono considerati parte del funzionamento normale.

  1. Disfunzione: Apparecchi, sistemi di protezione e componenti che non sono in funzionamento normale (che non svolgono la funzione prevista).

Nota Una disfunzione può accadere per diverse ragioni, tra cui: la variazione di una caratteristica o di una dimensione del materiale o del pezzo lavorato, il guasto di uno o più elementi costitutivi di apparecchi, sistemi di protezione e componenti, per effetto di disturbi di origine esterna (es. urti, vibrazioni, campi elettromagnetici), per un errore o un’imperfezione nella progettazione (es. errori nel software), per effetto di un disturbo dell’alimentazione di energia o di altri servizi; per la perdi- ta di controllo da parte dell’operatore (specialmente per le macchine a funzionamento manuale).

  1. Disfunzione prevista: disfunzione (es. disturbi o guasti) dell’apparecchio che si verificano
  2. Disfunzione rara: tipo di disfunzione che si sa che può accadere, ma solo in rari casi. Due disfunzioni previste indipendenti che separatamente non creerebbero il pericolo di accensione, ma che in combinazione creano il pericolo di accen- sione, sono considerate una singola disfunzione

 

G.1.19                        Alimentazioni elettriche

  1. Alimentazione di emergenza: alimentazione di sicurezza o di
  2. Alimentazione di sicurezza: alimentazione destinata agli impianti significativi ai fini della gestione dell’emergenza, quali ad esempio illuminazione antipanico, pompe antincendio, sistemi estrazione fumo

 

  1. Alimentazione di riserva: alimentazione che consente di continuare il normale esercizio dell’attività senza sostanziali

 

 

 

G.1.20                        Ascensori

  1. Ascensore antincendio: ascensore installato principalmente per uso di passegge- ri, munito di ulteriori protezioni, comandi e segnalazioni che lo rendono in gra- do di essere impiegato sotto il controllo diretto dei Vigili del fuoco in caso di in- cendio.
  2. Ascensore di soccorso: ascensore utilizzabile in caso di incendio, installato esclusivamente per il trasporto delle attrezzature di servizio antincendio ed, eventualmente, per l’evacuazione di emergenza degli
  3. Atrio protetto: compartimento protetto dall’incendio che fornisce un accesso protetto dall’area di utilizzo dell’edificio verso gli ascensori

 

 

G.1.21                        Ingegneria della sicurezza antincendio

  1. Ingegneria della sicurezza antincendio (metodo prestazionale, fire safety engi- neering – FSE): applicazione di principi ingegneristici, di regole e di giudizi esperti basati sulla valutazione scientifica del fenomeno della combustione, de- gli effetti dell’incendio e del comportamento umano, finalizzati alla tutela della vita umana, alla protezione dei beni e dell’ambiente, alla quantificazione dei ri- schi di incendio e dei relativi effetti ed alla valutazione analitica delle misure antincendio ottimali, necessarie a limitare entro livelli prestabiliti le conseguen- ze dell’incendio, secondo le indicazioni del capitolo 1.
  2. Scenario di incendio: descrizione completa ed univoca dell’evoluzione dell’incendio in relazione ai suoi tre aspetti fondamentali: focolare, attività ed occupanti.
  3. ASET (available safe escape time): intervallo di tempo calcolato tra l’innesco dell’incendio ed il momento in cui le condizioni ambientali nell’attività diventa- no tali da rendere gli occupanti incapaci di porsi in salvo raggiungendo o per- manendo in un luogo
  4. RSET (required safe escape time): intervallo di tempo calcolato tra l’innesco dell’incendio ed il momento in cui gli occupanti dell’attività raggiungono un luogo
  5. PTAT (Pre-travel activity time): tempo impiegato dagli occupanti per attività svolte prima di avviare il movimento d’esodo.

 

 

G.1.22                        Tolleranze

  1. Tolleranza: differenza in valore assoluto tra la misurazione effettuata in sito e la corrispondente misura

Nota Ad esempio: larghezza vano di progetto 120 cm, larghezza vano eseguito 122 cm, tolleranza 2 cm. La tolleranza non deve essere confusa con la precisione dello strumento impiegato per la mi- sura. Per definizione, la tolleranza non può essere già impiegata in fase progettuale

  1. Tolleranza ammissibile: valore ammissibile della tolleranza stabilito in forza di una norma o di una regole tecnica o, in assenza, dal
  2. Valori delle tolleranze ammissibili: salvo indicazioni specifiche da parte di nor- me, specificazioni tecniche o regole tecniche, le tolleranze ammissibili per le misure di vario tipo, ai fini dell’applicazione del presente documento, sono ri- portate in tabella 1-1.

 

Grandezza misurata Tolleranza  ammissibile
Lunghezza :; 2,40 m ±5%
per la porzione eccedente la lunghezza di 2,40 m ±2%
Superficie, volume, illuminamento, tempo, massa, temperatura, portata ±5%
Pressione ±5%
Si intendono le grandezze definite nel Sistema internazionale di misura

Tabella G.1-1: Tolleranze ammissibili per grandezza misurata

 

 

G.1.23                        Simboli grafici

  1. Le tabelle G.1-2 ed G.1-3 riportano i simboli grafici riferibili a misure antincen- dio, da adottarsi nell’esecuzione degli elaborati tecnici.
  2. Qualora sia necessario impiegare ulteriore simbologia per elementi ritenuti si- gnificativi ai fini della sicurezza antincendio, tale simbologia deve essere chia- ramente riportata nella legenda degli elaborati

 

Tabella G.1-2: Simboli grafici

 

 

Tipologia Simbolo Descrizione
  Sistemi di segnalazione    Pulsante di allarme
   Rivelatore di incendio (o rivelatore) [1]
   

Impianti fissi di estinzione

   Erogatore di impianto ad attivazione automatica [2]
   Erogatore di impianto ad attivazione manuale [2]
[1] All’interno del cerchio deve essere riportato il simbolo del tipo di rivelatore[2] All’interno del cerchio e del quadrato deve essere riportato un simbolo rappresentativo della sostanza estin- guente ( da richiamare in legenda)

Tabella G.1-3: Simboli grafici

 

 

G.1.24                        Sigle e linguaggio

 

G 1.24.1                Sigle

  1. Nel documento sono state adottate le seguenti sigle:
  1. ASET: Tempo disponibile per l’esodo, Available Safe Egress Time.
  2. ATEX: Atmosfere esplosive, ATmosphères
  3. CE: Comunità Europea, Communauté Européenne
  4. CPD: Direttiva Prodotti da Costruzione. Direttiva del Consiglio del 21 dicembre 1988 n. 89/106/CEE.
  5. CFD: Fluidodinamica computazionale, metodologia di risoluzione numerica delle equazioni della fluidodinamica, Computational Fluid
  6. CPR: Regolamento Prodotti da Costruzione. Regolamento (UE) n. 305/2011 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 9 marzo
  7. DCPST: Direzione centrale per la prevenzione e la sicurezza tecnica del Diparti- mento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile del Mini- stero dell’interno.
  8. ESFR: Early Suppression Fast Response: sistema sprinkler avente la possibilità di conseguire la soppressione dell’incendio
  9. EVAC: Sistema di allarme vocale per scopi di
  10. FED: Frazione di dose efficace, Fractional Effective
  11. FEC: Frazione di concentrazione efficace, Fractional Effective
  12. FSE: Ingegneria della sicurezza antincendio, Fire Safety
  13. GSA: Gestione della sicurezza
  14. IRAI: Impianti di rivelazione incendio e segnalazione allarme
  15. LEL: Limite inferiore di esplosività, Lower Explosive Limit.
  16. LOC: Concentrazione limite di ossigeno, Limit Oxygen
  17. MIE: Minima energia di innesco, Minimum Ignition
  18. MOC: Minima concentrazione di ossigeno, Minimum Oxygen
  19. NAD: National Application Document, documento di applicazione nazionale degli Eurocodici rappresentato, per l’Italia dal decreto del Ministero delle Infra- strutture 31 luglio
  20. NFPA: National Fire Protection Association.
  21. NTC (o NTC 2008): Norme Tecniche per le Costruzioni. Decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del 14 gennaio 2008 e successive modifica- zioni, integrazioni, chiarimenti e
  22. PTAT: Tempo di attività pre-movimento, Pre-travel activity
  23. RHR (o HRR): Rate of Heat Released (o Heat Released Rate). Funzione che esprime l’andamento temporale della potenza termica rilasciata dall’incendio.
  24. RI: Rete di
  25. RSET: Tempo richiesto per l’esodo, Required Safe Egress Time.
  26. RTV: Regola tecnica

 

  1. RTO: Regola tecnica orizzontale.
  2. SEE: Spazio Economico
  3. SEFC: Sistema per l’evacuazione del fumo e del
  4. SEFFC: Sistema forzato per l’evacuazione del fumo e del
  5. SENFC: Sistema naturale per l’evacuazione del fumo e del
  6. SPK: Sistema
  7. TAB: Organismo di valutazione tecnica, Technical Assessment Body.
  8. UE: Unione Europea, Union Européenne.
  9. UEL: Limite superiore di esplosività, Upper Explosive Limit

 

 

G.1.24.2             Linguaggio

  1. Nel documento è stato impiegato il seguente linguaggio:
  1. con il verbo “dovere” al modo indicativo (es. “deve”, “devono”, …), il congiuntivo esortativo (es. “sia ..”) e l’indicativo presente degli altri verbi (es. “l’altezza è…”) si descrivono le prescrizioni cogenti da applicare nel contesto esaminato;
  2. con il verbo “dovere” al modo condizionale (es. dovrebbe, dovrebbero, …), gli avverbi “generalmente” e “di norma” si descrivono indicazioni non obbligatorie che consento- no al progettista di scegliere modalità tecniche diverse da quella indicata nel contesto esaminato; tali modalità diverse devono essere analizzate e descritte nella documenta- zione progettuale;
  3. con il verbo “potere” (es. “può essere installato“) si suggeriscono opportune valuta- zioni o modalità tecniche aggiuntive che si considerano efficaci nel contesto esamina- to, anche ai fini della valutazione della sicurezza equivalente;
  4. la congiunzione “e” è usata per collegare due condizioni che devono essere contempo- raneamente valide (equivalente all’operatore logico AND);
  5. la congiunzione “o” è usata per collegare due condizioni che possono essere valide sia alternativamente che contemporaneamente (equivalente all’operatore logico OR);
  6. nei casi in cui una condizione deve necessariamente escluderne altre (es. “o l’una o l’altra”, equivalente all’operatore logico XOR), ciò viene esplicitamente segnalato nel testo.

 

 

G.1.25                        Indice analitico

  1. Si indicano di seguito le pagine del presente capitolo contenenti le definizioni delle singole

 

 

 

Affollamento…………………………………………………………………. 9

Alimentazione di emergenza…………………………………….. 18

Alimentazione di riserva…………………………………………….. 19

Alimentazione di sicurezza………………………………………… 18

Altezza antincendio……………………………………………………… 5

Altezza media………………………………………………………………. 5

Apparecchio di erogazione………………………………………… 14

Area a rischio specifico……………………………………………… 17

Area di influenza………………………………………………………….. 6

Ascensore antincendio………………………………………………. 19

Ascensore di soccorso………………………………………………. 19

ASET……………………………………………………………20,    24

ATEX………………………………………………………………………….. 24

Atmosfera esplosiva………………………………………………….. 17

Atrio protetto………………………………………………………………. 19

Attacco di mandata per autopompa………………………….. 14

Attività con valutazione del progetto……………………………. 4

Attività esistente…………………………………………………………… 4

Attività non normata…………………………………………………….. 4

Attività normata……………………………………………………………. 4

Attività senza valutazione del progetto……………………….. 4

Attività soggetta……………………………………………………………. 4

Beni economici…………………………………………………………….. 2

Campo di applicazione diretta del risultato di prova….. 11

Campo di applicazione estesa del risultato di prova…11 Campo di esplosività               17

Capacità di compartimentazione in caso d’incendio…12 Capacità estinguente di un estintore.  14

Capacità estinguente totale……………………………………….. 14

Capacità portante in caso di incendio……………………….. 12

Caratteristiche essenziali…………………………………………… 11

Carico d’incendio specifico………………………………………… 12

Carico d’incendio specifico di progetto……………………… 12

Carico di incendio………………………………………………………. 12

CE………………………………………………………………………………. 24

CFD……………………………………………………………………………. 24

Classe di reazione al fuoco……………………………………….. 13

Classe di resistenza al fuoco…………………………………….. 12

Colonna a secco………………………………………………………… 16

Compartimento…………………………………………………………….. 8

Compartimento o piano fuori terra………………………………. 5

Compartimento o piano interrato………………………………… 5

Componente isolante…………………………………………………. 13

Condizione finale di applicazione……………………………… 13

Condizioni atmosferiche…………………………………………….. 17

Corridoio cieco……………………………………………………………… 9

CPD……………………………………………………………………………. 24

CPR……………………………………………………………………………. 24

DCPST……………………………………………………………………….. 24

Densità di affollamento………………………………………………… 9

Di protezione attiva contro l’incendio………………………… 14

Di tipo a prova di fumo…………………………………………………. 8

Di tipo esterno……………………………………………………………… 8

Di tipo protetto……………………………………………………………… 8

Dimensione tipica dell’impianto………………………………… 15

Disfunzione………………………………………………………………… 18

Disfunzione prevista………………………………………………….. 18

Disfunzione rara…………………………………………………………. 18

Distanza di protezione………………………………………………….. 6

Distanza di separazione………………………………………………. 6

Distanza di sicurezza esterna………………………………………. 5

Distanza di sicurezza interna……………………………………….. 6

Documento di normazione europea…………………………….. 3

Documento per la valutazione europea……………………….. 4

Elementi non portanti di opere da costruzione………….. 12

Elementi strutturali principali……………………………………… 13

Elementi strutturali secondari…………………………………….. 13

Elemento chiave…………………………………………………………. 11

Elemento costruttivo……………………………………………………. 11

Energia minima di innesco…………………………………………. 17

Erogatore……………………………………………………………………. 14

ESFR…………………………………………………………………………… 24

Esodo orizzontale progressivo…………………………………… 10

Esodo per fasi……………………………………………………………. 10

Esodo simultaneo………………………………………………………. 10

Esplosione………………………………………………………………….. 17

Esterno…………………………………………………………………………. 8

Estintore……………………………………………………………………… 14

Estintore d’incendio……………………………………………………. 14

EVAC…………………………………………………………..14, 24

Fascicolo tecnico………………………………………………………… 12

FEC…………………………………………………………………………….. 24

FED…………………………………………………………………………….. 24

Filtro……………………………………………………………………………… 8

Fire safety engineering………………………………………………. 20

FSE……………………………………………………………..20, 24 Funzionamento normale        18

Gestione della sicurezza antincendio………………………… 10

Grado di sicurezza equivalente…………………………………. 18

GSA…………………………………………………………….10, 24

HRR…………………………………………………………………………….. 24

Impianto di estinzione o controllo dell’incendio…………. 14

Impianto di rivelazione incendio e segnalazione allarme incendio     14

Impianto o sistema di protezione attiva contro l’incen- dio: 14

Incendio convenzionale di progetto……………………………. 12

Incendio localizzato……………………………………………………. 12

Ingegneria della sicurezza antincendio……………………… 20

Intercapedine antincendio……………………………………………. 8

IRAI……………………………………………………………..14,    24

Kit………………………………………………………………………………… 11

Laboratorio di prova……………………………………………………. 11

Larghezza della via d’esodo………………………………………. 10

Larghezza unitaria delle vie d’esodo………………………….. 10

LEL………………………………………………………………17,    24

Limite di concentrazione di ossigeno…………………………. 17

Limite inferiore di esplosività……………………………………… 17

Limite superiore di esplosività……………………………………. 17

Livello di prestazione……………………………………………………. 3

LOC……………………………………………………………..17,    24

Lunghezza d’esodo………………………………………………………. 9

Luogo sicuro…………………………………………………………………. 9

Luogo sicuro temporaneo…………………………………………….. 9

Manuale d’uso e manutenzione………………………………… 15

Materiale…………………………………………………………………….. 13

 

Materiale incombustibile…………………………………………….. 13

Materiale isolante……………………………………………………….. 13

Metodo di progettazione della sicurezza antincendio…3 Metodo prestazionale.            20

MIE………………………………………………………………17,    24

Minima Concentrazione di Ossigeno…………………………. 17

Misura antincendio……………………………………………………….. 2

MOC…………………………………………………………….17,    24

Modifiche sostanziali………………………………………………….. 15

NAD……………………………………………………………………………. 24

NFPA………………………………………………………………………….. 24

Norma…………………………………………………………………………… 3

Norma armonizzata……………………………………………………… 3

Norma europea…………………………………………………………….. 3

Norma internazionale…………………………………………………… 3

Norma nazionale………………………………………………………….. 3

NTC…………………………………………………………………………….. 24

Occupante…………………………………………………………………….. 4

Occupante con disabilità……………………………………………… 4

Opere da costruzione…………………………………………………. 11

Percorso d’esodo………………………………………………………….. 9

Piano…………………………………………………………………………….. 5

Piano di riferimento del compartimento……………………….. 5

Prestazione di un prodotto da costruzione…………………. 11

Prevenzione incendi…………………………………………………….. 2

Prodotto da costruzione……………………………………………… 11

Prodotto per uso antincendio……………………………………….. 3

Professionista antincendio…………………………………………… 4

Profilo di rischio……………………………………………………………. 2

Progettista…………………………………………………………………….. 4

Progetto dell’impianto……………………………………………….. 15

Progetto di norma………………………………………………………… 3

Protezione attiva…………………………………………………………… 2

Protezione passiva……………………………………………………….. 2

Protezione sul posto…………………………………………………… 10

PTAT……………………………………………………………20, 24 Quota del compartimento.     5

Quota di piano……………………………………………………………… 5

Raggio di influenza………………………………………………………. 6

Rampa d’esodo…………………………………………………………….. 9

Reazione al fuoco………………………………………………………. 13

Regola dell’arte………………………………………………………….. 15

Regola tecnica di prevenzione incendi………………………… 2

Regola tecnica orizzontale…………………………………………… 2

Regola tecnica verticale……………………………………………….. 2

Resistenza al fuoco……………………………………………………. 11

Responsabile dell’attività……………………………………………… 4

Rete di idranti……………………………………………………………… 14

RHR…………………………………………………………………………….. 24

RI………………………………………………………………..14, 24

Robustezza…………………………………………………………………. 11

 

RSET…………………………………………………………..20, 24

RTO………………………………………………………………2, 24

RTV……………………………………………………………….2,    24

Scala d’esodo……………………………………………………………….. 9

Scenario di incendio…………………………………………………… 20

SEE…………………………………………………………………………….. 25

SEFC…………………………………………………………..14, 25

SEFFC………………………………………………………………………… 25

SENFC……………………………………………………………………….. 25

Sistema d’esodo…………………………………………………………… 9

Sistema di allarme vocale per scopi di emergenza…… 14

Sistema per l’evacuazione di fumo e calore………………. 14

Soccorritore………………………………………………………………….. 4

Soluzione alternativa……………………………………………………. 3

Soluzione conforme……………………………………………………… 3

Soluzione in deroga……………………………………………………… 3

Sostanza o miscela pericolosa………………………………….. 17

Spazio a cielo libero…………………………………………………….. 8

Spazio calmo……………………………………………………………….. 9

Spazio scoperto……………………………………………………………. 8

Specifica d’impianto…………………………………………………… 14

Specifica tecnica( o documento tecnico)……………………… 3

Specifiche tecniche armonizzate…………………………………. 3

SPK…………………………………………………………………………….. 25

Strategia antincendio……………………………………………………. 2

Superficie lorda di un ambito……………………………………….. 5

Superficie utile di un ambito…………………………………………. 5

TAB…………………………………………………………………………….. 25

Tecnico abilitato……………………………………………………………. 4

Temperatura di accensione………………………………………… 17

Temperatura di accensione degli strati di polvere……… 18

Temperatura di accensione di uno strato di polvere…18 Temperatura di infiammabilità.            17

Tipologia dell’impianto……………………………………………….. 15

Tolleranza…………………………………………………………………… 21

Tolleranza ammissibile………………………………………………. 21

UE………………………………………………………………………………. 25

UEL……………………………………………………………..17,    25

Uscita d’emergenza……………………………………………………… 9

Uscita finale………………………………………………………………….. 9

Uso previsto………………………………………………………………… 11

Valori delle tolleranze ammissibili……………………………… 21

Valutazione tecnica europea………………………………………… 4

Vent…………………………………………………………………………….. 18

Venting……………………………………………………………………….. 18

Via d’emergenza…………………………………………………………… 9

Via d’esodo…………………………………………………………………… 9

Via d’esodo orizzontale………………………………………………… 9

Via d’esodo verticale…………………………………………………….. 9


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